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Materia e movimento.

Fisica e Poesia.

Il percorso artistico di Laura Mircea sembra orientato da questi quattro punti cardinali: lei è lì, nel mezzo della “Bussola” creativa, nel punto d’equilibrio in cui nascono i suoi lavori più recenti e ispirati. Una dinamica di ispirazione e manualità, che segue un tracciato, una rotta precisa e, allo stesso tempo, resa dalla fantasia non del tutto ben decifrabile.

Eccoli, dunque i punti cardinali.

CARTOGRAFIE D’ARTISTA

TRA DERIVE E MOVIMENTI

di Fabrizio Guerrini

Materia.

Quelle che l’artista usa e evoca per realizzare forme pittoriche che assumono una valenza scultorea e tattile.

La foglia oro che è il canone aureo a cui l’arte medievale affidava il compito di rappresentare la dimensione del divino, sullo sfondo di figure angeliche e Sacre Famiglie.

Poi, la foglia d’argento che evoca lo scenario “specchiante”, tipico dell’arte concettuale e “poverista” alla ricerca di una oggettivazione del pensiero d’artista.

Poi, l’ardesia, la roccia metamorfica di origine sedimentaria, utilizzata per creare opere d’arte dall’antichità, ma esaltata da bassorilievi e in pittura, nel periodo rinascimentale, con capolavori come la Pietà di Sebastiano del Piombo (con questo suo suggestivo cognome “materico”). Poi, la ruggine quasi a richiamare il colore stesso della caducità dell’esistenza e la corrosione del reale. E poi il quarzo, la polvere di roccia vulcanica e, infine, sintesi di ricerche materiche, le vernici nanotecnologiche: miscela di microsfere di ceramica. Materia, dunque: per creare la strada su cui far viaggiare un pensiero.

 

Movimento.

La nostra esistenza è dominata dal movimento. Anche restando fermi, viaggiano i pensieri, si muovono i nostri muscoli. Viviamo, peraltro, su un pianeta che si muove. Affascina, dunque, lo spunto artistico di Laura Mircea, di rappresentare la dinamica terrestre, legata alla Deriva dei Continenti. Viviamo, infatti, su masse continentali che si espandono, si lacerano, creando agglomerati di pianure, mare, laghi e montagne destinati a modificarsi continuamente: secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora, anni, secoli, ere geologiche.

Nulla resta per sempre come è ora, mentre lo vediamo. Guardiamo le carte geografiche prescindendo dal fattore movimento, illudendoci che tutto resti come lo vediamo. Ma anche le stesse carte “politiche”, con i confini artificiali tracciati dall’uomo, sono in perenne e fluida evoluzione. Si deve, così, prendere atto che la “Deriva dei continenti” è una legge universale. Nelle opere dell’artista, “cartografa” del movimento naturale, le mappe terrestri hanno, per questo, contorni sfilacciati, mostrano le incongruenze, le fratture, le tensioni materiche. Non sono mappe geografiche, ma mappe esistenziali: anche noi, alla fine siamo alla “deriva”.

Fisica e poesia.

Laura Mircea esce dallo steccato della pittura figurativa o quello della pittura informale. Sono steccati che resistono, nonostante siano ormai stati ampiamente messi in discussione. L’origine resta, comunque, la materia su cui si esercita e si svela la creatività dell’artista. La Pietà di Michelangelo è fatta di marmo, il grande Cretto di Burri a Gibellina è fatto con le macerie cementificate lasciate dal terremoto del gennaio 1968. L’artista manipola la materia: in un caso mostrando il dolore divino e nell’altro la memoria di una tragedia condivisa, sublimata dall’arte. La materia, in entrambi i casi, è plasmata dal Pensiero d’artista: dalla Fisica (la meccanica dello scalpello o del pennello) e dalla Poesia. Nelle opere di Laura Mircea, la Fisica e la Poesia convivono.

La Deriva dei Continenti è, in realtà, come già accennato, un “pretesto” d’artista per poter condividere lo stupore del movimento, della bellezza e la complessità del nostro pianeta. I materiali e i colori diventano lo specchio di questo stupore. Ma, sullo sfondo, si muove il desiderio di mostrare il movimento delle cose. Il tempo e lo spazio si muovono, come i ricordi e le immagini ad essere legate. Le mappe di Laura, “cartografa” di un’emozione, mostrano l’imprecisione del ricordo e di un vissuto. L’Europa, l’Asia, le isole, gli oceani sono deformati rispetto al vero, hanno confini resi liquidi, insoliti, differenti da opera a opera. La forza creatrice dell’artista rende unica ciascuna mappa, quasi volendo cogliere l’attimo della Deriva dei Continenti, aspettando quello successivo. Nelle sue opere c’è , forse, l’inizio di una nuova geografia che parla al cuore sensibile di chi le guarda.

Che il viaggio cominci...

L'energia senza riposo

Mi piace iniziare questa analisi sulla pittura di Laura Mircea riferendomi ad una

citazione di Osho Rajneesh che lei stessa riporta sul suo sito e che paragona la

vita ad una tela vuota, dove ognuno ha l'opportunità di realizzare un'immagine di

felicità oppure il suo contrario. Ecco la sfida, ecco l'inizio del confronto con i tempi così controversi. E la possibilità di un cammino d'elezione, di scelta.

Libertà oppure omologazione'?

Cosa rappresentare, come coinvolgere lo spettatore, come proporsi?

E, soprattutto, come non apparire ripetitivi e retorici, scolaretti di una stucchevole

tendenza artistica?

Domande che sollecitano risposte certo non facilissime ma necessarie specie per chi non si contenta di una vita pacificata e senza preciso orientamento ma ricerca una motivazione apparentemente semplice: la propria Identità. Per chi percepisce l'energia dell'impeto creativo l'espressività percorre veloce la scala dei valori e delle pulsioni, al punto da diventare urgenza esistenziale. Nell'intensità dei lavori della Mircea, il primo elemento che si coglie distintamente è proprio questo: l'affermazione di un'energia senza riposo, di una forza dell'Anima che pare materializzarsi con l'ausilio di colori e forme irrazionali totalmente interiori che creano incastri armoniosi, frutto di una logica labirintica che non esiteremmo a definire astratta, non spiegabile a parole – e forse neppure l'artista stessa saprebbe farlo – ma individuabile solamente attraverso il simbolismo del 'significante', ovvero l'insieme dei 'segni' con cui si esprime il concetto mentale o il piano emotivo-passionale. Come dire che ciò che non si può descrivere a parole si può, tuttavia, 'mostrare' attraverso la costruzione scenica dell'Arte d'immagine. Un'energia incessante che vuol fermare, quindi, uno stato d'animo, una sensazione indecifrabile che ancora la Coscienza non ha messo a fuoco distintamente, ma che pure è presente, eccome!

 

Le frontiere della percezione

La complessità del mondo interiore non è scandita solo dai nostri Sensi; la percezione non è solo dettata dal vedere, dal toccare o dall'udire. Dentro di noi c'è molto di più, perché innumerevoli sono le facoltà parallele che sovente risiedono nei territori sconfinati dell'Inconscio, laddove un velo d'ombra cela la dimensione della nostra vita autentica, probabilmente connessa allo Spirito del mondo. Ed è proprio l'incommensurabile condizione interiore che la Mircea ricerca ed esprime. La realtà appare ai suoi occhi già completa così come è, ed ognuno può trarre le proprie deduzioni, maturare le proprie convinzioni. Ma la vita ha un suo retro-palco, un 'dietro le quinte' che probabilmente racchiude i segreti del Mistero esistenziale. Un Indistinto le cui tracce chiedono di essere indagate fra le polarità del Cuore e della Mente. Dentro la pittura della Mircea, gli intrecci pittorici sono intimamente connessi. Dai fondi evanescenti via via si sovrappongono interventi di dripping e scie di colore pregno che paiono seguire piste misteriose ma direzionate, quasi seguissero un campo magnetico. Procedendo per sovrapposizione, si innestano scansioni geometriche: cubi, rettangoli, parallelepipedi, in un amalgama incalzante e metodico. Una lega di forme e cromie che stabiliscono dei punti di riferimento. Come dire: dal Caos indistinto ad un Ordine segreto, un 'codice' espressivo, di cui le scansioni nette e precise ne costituiscono lo specchio eloquente. Le forze creative hanno travalicato le barriere dell'oggettività, della comprensibilità ovvia del razionale. Dentro di noi vi sono ragioni 'altre', pulsioni arcaiche di cui l'apparenza manifesta è solamente la punta di un Iceberg. Ma, il sommerso è di gran lunga di ampiezza superiore ed è lì, forse, da ricercare il Senso, la ragione nascosta. E ciò che si evince distintamente nelle opere della Mircea è proprio questa idea di multidimensionalità del nostro Essere e, in definitiva, di tutte le Cose. Spesso si sente dire: 'Niente è come sembra', oppure 'l'apparenza inganna'. Espressioni che sono entrate nel linguaggio comune, per sottintendere che c'è molto di più aldilà di quello che vediamo con gli occhi. Ed ecco il punto focale del processo d'indagine della Mircea. Dovendo evocare una percezione di stati di coscienza 'stratificati' da quello fisico-grossolano a quello causale (quello più elevato, dove risiede l'Anima cosciente nella piena consapevolezza), l'artista interviene con pennello e spatola in misura ritmica, cadenzata. L'impulso intuitivo che muove l'azione dà vita scansioni difformi sia cromatiche che lineari, evocando una dinamicità che è poi il movimento della Vita, visibile o invisibile che sia. Gli effetti chiaroscurali dei colori creano profondità di campo e le sagome geometriche divengono simili a porte ci accesso verso l'insondabile, verso ciò che definiamo 'irrazionale' semplicemente perché il pensiero coordinato e logico non è in grado di fornirci spiegazioni coerenti. Sono i limiti della Mente, del resto. Troppo ancorata al passato e troppo proiettata al futuro, essa si smarrisce proprio nell'immediatezza del presente e nelle forme-pensiero precostituite, non trovando motivazioni plausibili e rassicuranti.

L'informalità: un linguaggio alternativo al reale

La figurazione sorge dalla naturale inclinazione dell'uomo a rappresentare la realtà al fine di conquistarla per esorcizzare ancestrali timori legati a superstizioni in un tempo (oltre 15.000 anni fa) senza Dèi o riferimenti mitologici. L'arte rupestre delle Grotte di Altamira ne è un esempio emblematico che sancisce un inizio del rapporto fra l'uomo ed il mondo circostante. E, se per millenni è stato naturale raffigurare la natura, i fatti della storia, della società o della politica, dalla seconda metà dell'Ottocento tutto cambia con la nascita della fotografia prima e del cinema in seguito, che avrebbero inferto un colpo decisivo alla creatività oggettivamente espressa. Ecco che, non potendo più riferirsi al 'fuori', agli albori del Novecento le nuove generazioni di artisti iniziarono un processo di elaborazione interiore che avrebbe dato vita alle avanguardie storiche, a partire dal cubismo fino all'arte concettuale più ermetica o performativa dei nostri giorni. Un processo evolutivo – per alcuni molto discutibile – accentuato ancor di più dalle nuove tecnologie connesse alla rivoluzione digitale determinata dai social e dalle produzioni video che hanno letteralmente invaso la nostra quotidianità. In poco più di un secolo l'Arte ha dunque mutato radicalmente i suoi parametri espressivi e, naturalmente, la sua funzione socio-culturale. Non ci sono più i capricci dei grandi committenti, come i papi ed i principi, a determinare soggetti e modalità, spesso con intenti auto-celebrativi. Oggi l'artista è solo con se stesso in un astratto rapporto con ciò che, frettolosamente, chiamiamo 'mercato', parola forse più adatta per il commercio dei generi alimentari che alle opere della creatività. La tecnologia ha saputo restituirci un'immagine del mondo che nessun pennello avrebbe potuto eguagliare, ma nell'essere umano l'esigenza espressiva 'manuale' è rimasta immutata. Il baricentro però si è spostato dall'Arte del 'vedere' a quella del 'sentire' in maniera libera, immediata e non più condizionata. Come il linguaggio informale, ad esempio, che non si ispira a forme reali ma 'interiori', oppure la dimensione astratta che dà vita a mondi immaginari (ed irrituali) spesso derivanti dalle pieghe dell'Inconscio. Con questa privatissima solitudine l'artista è chiamato a confrontarsi, travolto sempre più dalla miriade di immagini prodotte dalla cosiddetta 'società dello spettacolo', tema evocato (e temuto nella sua degenerazione) dalla sociologia contemporanea più agguerrita. Ma, pur fra le difficoltà, la sfida continua. Perché i regni della fantasia e dell'immaginazione non hanno confini e sono connaturati all'evoluzione progettuale del nostro Essere.

Le conclusioni

La ricerca informale di Laura Mircea è certamente frutto di una riflessione profonda e, vogliamo sottolinearlo ancora, estremamente libera. L'assenza di una impostazione accademica predefinita le ha consentito di far affiorare un talento naturale evitando gli immancabili condizionamenti derivanti dalla pratica consolidata del metodo o della scuola. Spesso i maestri inibiscono gli allievi, e impediscono – anche involontariamente – l'espansione della scintilla creativa. Questo non significa certo che gli studi non siano importanti, tutt'altro. Ma spesso l'osservazione, con l'esperienza consequenziale che ne deriva, di concerto con la pratica metodica rigorosa, può consentire una maggiore 'libertà di manovra', per così dire, lasciando spazio a quanto la natura ha determinato quale dono e inclinazione dell'Individualità. E dall'esperienza di questa pittrice ricca di un talento convincente (e coinvolgente) scaturisce una narrazione arcana che pure ci appartiene, strano a dirsi. Scopriamo, come per incanto, che l'informalità tanto distante – per insano pregiudizio di alcuni – contiene un tema esistenziale necessario che riconosciamo anche se la realtà 'esterna' ci è occultata e non vediamo con lo sguardo persone, alberi, prati, città o quant'altro. Percepiamo, viceversa, una vibrazione che agisce a livello subliminale, un qualcosa che si autodetermina ed allinea nell'astrazione del non-pensiero. Siamo certi che la Mircea non segua un pensiero dominante, un progetto precostituito, davanti alla famosa tela bianca citata inizialmente, per non esserne condizionata. Il suo approccio è certamente diretto, come entrasse dentro uno specchio riflettente la sua stessa immagine e cercasse, con inesauribile curiosità, di compenetrare il mistero della propria essenza, di sciogliere il 'grande nodo' – per citare un suo riuscitissimo lavoro – dell'avventura terrena. Forse per molti sarà difficoltoso approcciarsi ad una sintassi informale priva di riferimenti figurazionali, ma uno sforzo interpretativo qui s'impone. Precisamente, lo sforzo di 'sentire' prima ancora di vedere, lasciandosi travolgere dalla forza incomparabile di un colore che vibra. In fin dei conti, anche l'Anima per noi è pura astrazione. Non la vediamo, non la incontriamo fisicamente, eppure ne avvertiamo l'incontrovertibile presenza. La pittura di Laura Mircea apre molteplici interrogativi sulla complessità della nostra natura, di quell'associazione di tante anime e personalità che ci portiamo dentro. E qui, l'Inconscio fa la sua parte, naturalmente. Perché non siamo monolitici ma versatili ed in continua mutazione nel divenire. Esattamente come le sue opere. Che, ogniqualvolta le rivediamo, ci appaiono mutate, come fossero investite da un vento improvviso che scompagina di continuo l'ordine precedente. Ma, va bene così. Tutto cambia. Anche la vita segreta di questa pittura vivacissima ed ammaliante.

Giancarlo Bonomo

Laura Mircea è un artista che ha saputo fin da subito seguire il suo istinto connaturale per approdare ad un tipo di pittura che ha come riferimento

l’arte astratta-informale.

L’artista è autrice di splendide opere dove è possibile intravedere la sua sensibilità interiore, il suo percorso artistico che si sviluppa in anni di

apprendistato e dove ha saputo seguire il suo impulso per meglio condensare il passaggio dalla pittura figurativa a quella informale.

Laura Mircea non si è ispirata a un movimento o ad una corrente, proponendo invece lavori dove la sua impronta è determinante e la sua

formula pittorica è personale ed originale riuscendo a raggiungere addirittura una quarta dimensione dove tutto è perfetto ed è in sintonia

con le sue realizzazioni.

L’artista si appropria di un retaggio artistico secolare per produrre opere nuove, diverse, insolite dove l’intento specifico è quello di sorprendere lo

spettatore che sempre più si immedesima nelle sue realizzazioni dove vi si immerge in un coinvolgimento corporeo e fa parte di esse senza coinvolgimenti esteriori.

La libertà, l’impulso, la gestualità sono impreziositi da tagli improvvisi e da fenditure  stringate quasi a formare segmenti e suddivisioni geometriche.

Inoltre è presente una luce penetrante che è sempre presente donandole una parvenza di misteriosità e di imprevedibilità.

In conclusione si può dire che Laura Mircea è l’inventrice  di un’arte che stratifica i concetti  dell’atto pittorico acquisendo negli anni grande esperienza che la hanno portata nel corso del tempo a ritagliarsi uno spazio importante che la annovera tra le migliori artiste italiane.

Antonio Castellana

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